giovedì 3 gennaio 2008

Diario dell' Incontro Europeo di Taizé a Ginevra


Venerdì 28 dicembre 2007

Partenza ore 9,00…neanche male. Michy ed io siamo arrivati con il mitico volvone V70 sotto casa di Elisa e abbiamo trovato le ragazze già di sotto ad aspettarci con i loro bagagli. Il gruppo di pellegrini di Ravenna alla volta del XXX incontro europeo di Taizé a Ginevra (Svizzera) è così composto (in ordine alfabetico):

Aurora (“Auro”)
Elisa (“Eli”)
Lorena (“Lo”)
Michela (“Michy” o “Mici”)
Stefano (“Step”)


I fantastici 5


Quest’anno abbiamo anche “Tom” (il navigatore satellitare Tom Tom nuovo di trinca di Auro, appena ricevuto come regalo di natale), che in seguito sarebbe poi diventato prezioso. Dopo le consuete preghierine per il viaggio imbocchiamo l’autostrada direzione Bologna; il traffico è tranquillo i camion sono pochi nonostante non ci sia per loro alcun divieto di percorrenza. Ad Ivrea arriva il primo colpo di scena: si accende una spia del volvone sulle emissioni. È gialla, quindi non è di pericolo immediato, tuttavia se si aggiunge che misteriosamente il riscaldamento dell’auto sembra non funzionare e che il termostato dell’acqua non si schioda dallo zero, prendiamo la decisione di deviare verso il primo garage Volvo della zona. Il numero verde (che in realtà non è verde, almeno per i cellulari) della Volvo ci fornisce numero e indirizzo del garage più vicino. Telefoniamo ed una segreteria telefonica ci risponde dicendoci gli orari di apertura della concessionaria. Ci affidiamo a Tom per portarci avanti ed essere lì per l’orario di apertura pomeridiano. Altro colpo di scena il garage Volvo è chiuso nonostante la vocina della segreteria promettesse l’apertura pomeridiana. Conclusione: abbiamo perso tra una cosa e l’altra almeno tre ore di viaggio e sarebbe stato anche di più se il nostro Tom non ci avesse guidato in mezzo ai monti fino alla retta via. Dopo quasi dieci ore di viaggio, in un momento in cui la lucidità mentale era in fase calante, finalmente abbiamo capito chi era Tom: facendo appello ad una metafora biblica Tom è stato per noi una sorta di Mosè che ci ha portato alla terra promessa (l’Hotel EDEN… neanche a farlo apposta!), una guida che “connessa con il cielo” ci ha indicato la strada.

Hotel??? Avete capito bene abbiamo alloggiato all’hotel. Qui è necessaria una precisazione: siamo ex giovani di Taizé (tutti over 35 per intenderci) e, non avendo ragazzi da accompagnare, abbiamo deciso di partecipare a modo nostro: fare turismo a Ginevra, partecipando alle preghiere comuni. Francamente spacciarci come giovani di Taizé ci è sembrato del tutto fuori luogo e poi i tempi cambiano; noi la nostra parte l’abbiamo fatta: Vienna 1992, Monaco 1993, Parigi 1994, Wroclaw 1995, Stoccarda 1996, Vienna 1997, Milano 1998 ed ora abbiamo il piacere di osservare, con benevolenza ed un po’ di nostalgia, i ragazzi di oggi che vivono le esperienze da noi vissute alcuni anni fa e di condividere con loro e con la “communauté” la preghiera comune.

L’hotel ci è sembrato subito molto caldo ed accogliente e ci siamo trovati molto bene.


La facciata dell'Hotel EDEN

La sera siamo andati a mangiare alla Brasserie du Lac, dove invece non ci siamo trovati affatto bene per i modi non troppo simpatici del gestore. Le pizze non erano disponibili perché il pizzaiolo spagnolo era in vacanza in Spagna (la Spagna, non lo sapevo, a quanto pare è una terra di apprezzati pizzaioli). In pratica aveva solo insalate e le descriveva tutte alla stessa maniera, concludendo sempre con una sorta di “ma sì dai, è insalata”. Durante una foto, mentre si stava pronunciando il canonico “cheese”, uno di noi ha gridato “formaggio” ed una coppia di italiani ha detto “hai sentito, qui si mangia il formaggio!” … e noi giù a ridere! La LO rovescia sulla tovaglia il primo bicchiere d’acqua (il primo di una lunga serie…) e il simpatico gestore a momenti si imbufalisce. Il simpatico gestore ha continuato a imbellire per tutta la sera (…. nel senso che “ignorante” è colui che ignora ed “imbexxlle” è colui che imbelle).

cena alla Brasserie du Lac


Sabato 29 dicembre 2007

Dormita ristoratrice dopo il viaggio di ieri. La prima nostra colazione all’hotel ci conferma nella buona opinione sull’hotel in generale e la LO rovescia il bicchiere d’acqua anche qui, destando in noi il sospetto che volesse battezzare a suo modo ogni locale da noi frequentato. Ci mettiamo per strada sulle tracce della parrocchia più vicina all’hotel in cui potere eventualmente assistere a preghiere e messe mattutine. Approdiamo alla parrocchia della Santa Trinità, moderna e molto particolare. Sulla porta una signora anziana dai modi molto gentili ci chiede se siamo giovani di Taizé e, alla nostra risposta tra il serio ed il faceto di essere “ex giovani”, ci risponde che non si smette mai di essere giovani. Qui troviamo i primi segni di quello che deve essere stato un grande impegno nell’organizzare questo incontro: i poster, gli avvisi, le richieste di accogliere i giovani presentate sotto forma di strisce a fumetti, molto carine.


fumetti per richiedere l'accoglienza dei giovani

Proseguiamo per la chiesa di Notre Dame e qui troviamo i primi ragazzi suddivisi in piccoli gruppi per la riflessione insieme…. anche noi una volta…..


Piccoli gruppi di condivisione a Notre Dame


Da bravi turisti proseguiamo la nostra visita attraverso il lungo lago in cui non spicca però il famoso jet d’eau (forse l’orario non è quello di apertura oppure la temperatura è troppo bassa); la giornata è bella ma il freddo è pungente, facciamo alcune foto e poi proseguiamo per la zona centrale di Bel Air, dove, per riscaldarci ci prendiamo caffè e the caldi in un locale.



Passeggiata sul lungo lago e caffè caldo a Bel Air


Alle 13 siamo per la prima volta al palaexpo: qui ci accoglie la solita cara atmosfera di Taizé, con la musica di sottofondo, le icone, i lumini, la luce discreta, l’apparente caos che però alla lunga lo vedi che è una poliedrica, multicolore e tranquilla forma di organizzazione per cui in realtà tutto funziona con molta serenità e cordialità.



Quest’anno le immagini riproposte nella halle del palaexpo adibito a immenso luogo per la preghiera comune sono tratte da dipinti raffiguranti la natività ed i cui originali, del XII secolo, si trovano nel bellissimo soffitto della Chiesa di S. Martino a Zillis, in Svizzera (nel cantone dei Grigioni, vicino alla città di Coira). Altra novità rispetto al passato è che il luogo della preghiera è unico per cui si prega tutti insieme un po’ come a Taizé.

Dopo la preghiera andiamo a mangiare al ristorante del Manor, un grande magazzino del centro, dove la Eli e la LO danno il meglio di loro stesse cercando di prendersi una pizza. Avvicinandosi al banco del ristorante (tipo self service) dove ci sono in esposizione varie pizze, le nostre ne afferrano due ma vengono prontamente fermate dal pizzaiolo (spagnolo?) che in qualche modo fa capire che erano esemplari che dovevano rimanere esposti. Eli e LO, pur non conoscendo una parola di francese o inglese, si avventurano ad ordinare una pizza da sole ed in cambio ricevono una sorta di disco di metallo con campanello incorporato. Io me le vedo arrivare piegate in due dal ridere facendomi vedere cosa avevano ricevuto in risposta alla richiesta di una normalissima pizza. Auro, che sa il francese, le ha poi accompagnate dal pizzaiolo per spiegazioni. Ad una domanda di conferma “allora dobbiamo andare alla cassa con i dischi di metallo e pagare la pizza” il pizzaiolo, prendendoci per italiani furbi ha puntualizzato che “le pizze da pagare erano due, tanti quanti i dischi di metallo ricevuti”. Alla fine si è capito che i due dischi di metallo sono segnalatori di pizza pronta per cui iniziano a suonare non appena è pronta la pizza e non c’è modo di disattivare la suoneria finché il pizzaiolo in persona non ti consegna la pizza.

Io e Michy volevamo andare al workshop pomeridiano in materia di rapporti tra fede e scienza con la partecipazione di ricercatori del CERN di Ginevra ma ci siamo persi ed abbiamo fatto un giro panoramico su un autobus che è arrivato fino al capolinea nei sobborghi della città. Pazienza. Alla fine abbiamo vagabondato per la città vecchia, alla ricerca di monumenti e scorci per fare foto. La stessa cosa hanno fatto Auro, Eli e Lo. Forse abbiamo visto le stesse cose ma non ci siamo mai incontrati. Una cosa è sicura: entrambe i gruppi sono passati dalla Chiesa di Piero (Eglise de Saint Pierre cioè ….la Cattedrale) con l’intenzione di visitarla ma non potendo farlo perché c’era una fila molto lunga in attesa di entrare. Dal centro storico siamo andati, ciascuno per suo conto, al Palaexpo via bus. Anche qui l’esperienza è stata simile per i due gruppi: la ressa sul bus e degli autisti piuttosto irruenti. Il risultato è stato che Eli ha perso uno dei suoi orecchini. Durante la preghiera della sera la Mici (che è sempre super attiva ma appena si ferma si disattiva), ha dormito da seduta, mantenendo l’apparenza della donna in meditazione mistica ad esclusione dell’improvviso cadere della testa con conseguenti strattoni al collo e riaperture degli occhi sgranati con lo sguardo di chi sta cercando di capire dove si trova.

Riporto qui un piccolo brano tratto dalla meditazione serale di frère Alois: “Dio ci ha creati con questo desiderio di assoluto. Sta a noi rispondervi impegnando la nostra vita. Forse capiamo molto poco del Vangelo. Tuttavia questo basta per metterci in cammino. Mettiamo in pratica il poco che abbiamo intuito! Così siamo portati a comprendere di più. E subito riconosciamo attorno a noi altre persone che vivono il Vangelo. È la bellezza della comunione di cui facciamo una così forte esperienza in questi giorni”

Dopo la preghiera siamo andati in centro città ed abbiamo scoperto uno dei luoghi cult del nostro tempo a Ginevra: il ristorante brasserie “Bagatelle”.

Brasserie "Bagatelle" dove abbiamo cenato sempre ad esclusione della prima sera

In questo posto ameno in cui si mangia in modo non fine ma sostanzioso e gustoso, abbiamo creato un casino che non lo vedevano da un pezzo: tra zaini, borse, giacconi nostri ammucchiati come fossimo in un campo profughi, le due chicche della serata sono state la telefonata di Ewa, dopo dieci anni che non ci sentivamo (con gli immancabili amarcord e aneddoti vari) e le “du ball de gelat” con cui ho richiesto alla esterrefatta cameriera un gelato conclusivo.

Domenica 30 dicembre 2007

A colazione troviamo una cerata antisversamento liquidi nel posto della LO .... ma no dai LO, sto scherzando!

Ore 10: abbiamo partecipato ad una messa molto intensa alla parrocchia della SS Trinità, alla presenza del vescovo di Basilea. Di fronte a noi una coppia di coniugi della nostra età, lui italiano e lei francese (o svizzera francese) con due bambine molto dolci. La loro familiarità con Taizé ci ha fatto supporre che fosse una coppia conosciutasi là: quanti innamoramenti, quante storie, quanti matrimoni e quanti bimbi sono nati dalla radice di Taizé. Io ne so qualcosa: anche se la mia storia con Ewa è terminata perché oggettivamente non c’erano le condizioni perché andasse avanti, tuttavia è stata una esperienza molto bella. Ieri in autobus ho ascoltato per caso un italiano (era toscano) che raccontava di una sua storia passata con una ragazza polacca. Mi ha fatto morire dal ridere perché ad un certo punto, in toscano stretto, ha detto: “ a me piacciono le bionde con gli occhi azzurri; quando l’ho detto alla mi’ mamma ella mi ha detto – e allora sta’ sicuro che tu ti sposi una bruna con gli occhi neri… e così è stato!”.

Dopo la messa siamo andati dapprima a visitare gli "Schtrumpfs", cioè degli edifici tra il 23 ed il 29 di rue Louis-Favre costruiti da tre architetti estrosi. Questi edifici sono caratterizzati da rilievi, elementi policromi, mosaici, arabeschi, ecc, alla maniera di Gaudi. Le poche notizie della guida ci dicono che in questa area sembra "di essere in un fumetto".



Noi in visita agli Schtrumpfs


Più tardi ci siamo diretti al lungo lago dove finalmente abbiamo visto il jet d’eau acceso.

Il famoso jet d'eau

Spicca veramente come qualcosa che cattura l’attenzione pur rimanendo armonico con il paesaggio della baia della città. Abbiamo fatto delle foto e poi ci siamo incamminati lungo un molo fino a raggiungere un locale caratteristico (da noi ribattezzato “il baretto”) in cui si può mangiare a buon mercato il piatto del giorno. La giornata era veramente bella e la temperatura mite (circa 13°-14°C) per cui abbiamo deciso di mangiare all’aperto, in un tavolo soleggiato ed in un luogo riparato. Un abitante del luogo ha forse esagerato presentandosi in costume e a torso nudo come d’estate. Durante il pranzo ci ha telefonato il mio caro amico Steffi (dalla svizzera tedesca) facendo sapere che sarebbe venuto a Ginevra l’indomani e che avrebbe alloggiato nel nostro stesso hotel. L’appuntamento è stato fissato per le 12,30 in hotel. Siamo stati molto bene al baretto.



Nel pomeriggio, guidati da Tom siamo stati a fare una gita nei dintorni di Ginevra, costeggiando il lago in direzione Losanna. Ci siamo fermati a Rolle dove abbiamo visto dal di fuori il castello e dove abbiamo fatto una passeggiata a piedi sul lungolago.

Il castello di Rolle (dintorni di Ginevra)

Il posto ci è parso incantevole. Al calar del sole ci è venuto freddo ed abbiamo deciso di imbucarci nella patisserie del paese prendere qualcosa di caldo. Qui ha avuto luogo un vero e proprio show. Ci siamo seduti ed abbiamo ordinato chi thè chi caffè creme, risoluti a non prendere nulla da mangiare. Di lì a poco io ho ceduto e sono andato al banco a prendermi un dolce su di un piattino. Ho preso una palla di cioccolata, molto densa e consistente e con l’impasto guarnito di polvere di mandorle e liquore, mentre l’esterno era ricoperto di praline di cioccolata. Il dolcetto bisognava tenerlo un po’ in equilibrio sul piattino data la forma sferica del pasticcino (immaginate di portare una pallina da tennis su di un piatto). Il locale era affollato. Dietro di noi una coppia con un grosso cane nero, molto bello. Quando mi sono seduto con il mio pasticcino la LO è stata colta da un irrefrenabile desiderio di pasticcino al cioccolato e, nonostante non sapesse parlare, è andata da sola alla procacciarsi la preda. Dopo un paio di minuti l’abbiamo vista ritornare con un sorriso da qua a là, portando innanzi tutta fiera il pasticcino al cioccolato. Non abbiamo fatto in tempo a dirle “brava, ce l’hai fatta!”, che ha inciampato in uno scalino, facendo fare una imperdonabile oscillazione al piatto. Il pasticcino ha roteato, carambolato e lentamente è caduto rotolando sotto il tavolo di alcuni vicini. Immediatamente c’è stata una collaborazione da parte di tutti i vicini a chinarsi per vedere dove diavolo fosse rotolato il pasticcino. La coppia col cane ha immediatamente verificato che il pasticcino sfortunatamente non fosse rotolato proprio dal cane. Altri guardavano sotto i tavoli nell’eventualità che inavvertitamente qualcuno avesse calciato il pasticcino dalla parte opposta della pasticceria, mentre altri verificavano che non si verificasse la conclusione più cruenta e cioè lo schiacciamento della palla di cioccolata per calpestio. Noi invece (è in questi casi che si vedono gli amici) eravamo letteralmente stesi sulle panche della patisserie con le lacrime agli occhi dal troppo ridere. Infine uno dei nostri vicini ci ha indicato la palla di cioccolata in stato di quiete, nella zona di confine tra il nostro tavolino ed un altro. A questo punto abbiamo raccolto il pasticcino (il nostro vicino non osava farlo naturalmente) e l’ho personalmente sottoposto a barba e capelli, togliendogli uno strato di cioccolata e riconsegnandolo alla LO. Quando la coppia con il cane è andata via, il cane si è infilato con il muso sotto il nostro tavolo alla ricerca della palla di cioccolata; allora la sua padrona l’ha tirato via e molto candidamente ci ha detto “Il avait de l’espoir!” (Aveva delle speranze!).

La preghiera della sera è stata molto bella. È stata trasmessa in eurovisione e c’erano moltissimi rappresentanti delle varie confessioni cristiane: direi che è stato di gran lunga l’incontro europeo con il taglio più ecumenico tra quelli a cui ho partecipato. Le parole di frère Alois, pronunciate in modo molto sereno e pacato, sono però molto chiare e interpellano per una risposta: “Solo insieme possiamo trasmettere la luce di Cristo. Per questo, qui a Ginevra, lanciamo l’ «invito alla riconciliazione dei cristiani» che vi è stato distribuito. Un tempo, in nome della verità del Vangelo, i cristiani si sono separati. Oggi, in nome della verità del Vangelo, noi vogliamo riconciliarci. Come essere credibili parlando di un Dio d’amore se rimaniamo separati? Non sprechiamo più tante energie nelle opposizioni, talvolta anche in seno alle nostre Chiese. ……. Affinché si concretizzi uno scambio di doni tra i cristiani, ritroviamoci più spesso insieme alla presenza di Dio nell’ascolto della Parola, nel silenzio e la lode. Ritrovarci così nelle veglie di preghiera, è già anticipare un’unità, è lasciare che lo Spirito Santo ci unisca già. E questo permetterà sicuramente anche al dialogo teologico di avanzare. Queste veglie di riconciliazione potranno superare le chiusure delle nostre società. Possiamo riunire delle persone che d’abitudine non s’incontrano, per esempio stranieri e gente del paese. Possiamo preparare simili veglie in luoghi significativi: lungo la frontiera tra due paesi, in un carcere, in un quartiere che soffre di violenze, con dei bambini abbandonati…”

Durante la preghiera la Mici naturalmente ha dormito di gusto, ma è stata svegliata improvvisamente dall’applauso che è scrosciato all’annuncio di frère Alois che il prossimo incontro europeo si sarebbe tenuto a Bruxelles in Belgio. Si è svegliata ha incominciato ad applaudire e comportarsi come se fosse stata del tutto sveglia fino a quel momento; addirittura ci ha comunicato che ha già il nominativo di un buon hotel a Bruxelles dove ha soggiornato alcuni anni fa.

La preghiera si è conclusa con la liturgia della Luce, che è sempre molto suggestiva e coinvolgente.

foto di gruppo al termine della preghiera

Al termine della preghiera Eli si è esibita in una perfetta performance di pagamento del parcheggio e poi ci siamo recati al nostro caro ristorante Bagatelle per la cena, buona come sempre. Purtroppo al termine della cena le mie condizioni di salute e quelle della Mici sono peggiorate ed abbiamo tutti e due incominciato a sentire i sintomi dell’influenza.

Lunedì 31 dicembre 2007

Mici ed io la mattinata l’abbiamo passata a letto a dormire ed a cercare di recuperare un minimo di salute per affrontare l’ultima giornata dell’anno. Le ragazze invece sono andate dapprima nella parrocchia e poi in centro fino alla chiesa di Notre Dame. Alle 12,30 ci siamo incontrati nella hall dell’hotel con Steffi; c'eravamo tutti eccetto la Mici che continuava a stare poco bene per alzarsi. Abbiamo fatto un'unica macchina e ci siamo recati al Palaexpo; è stato durante questo breve viaggio che Steffi ha potuto fare la conoscenza di Tom, restando anche lui indubitabilmente affascinato dalla vette di tecnologia raggiunte dal nostro compagno di viaggio (a parte i primi due minuti iniziali di funzionamento dopo l’accensione in cui deve capire chi è, dov’è e in cui comunque, per non sapere né leggere né scrivere, ti avverte di un pedaggio). Steffi, durante l’ingresso al Palaexpo e fino all’inizio della preghiera, ha scattato delle foto con la sua macchina fotografica professionale per cercare di cogliere l’atmosfera dell’evento.

Dopo la preghiera siamo andati al bookshop di Taizé (sempre al Palaexpo) dove abbiamo preso qualche regalino per i nostri sacerdoti polacchi, che ci seguono nella preghiera di Taizé di Ravenna e poi siamo corsi in centro a mangiare qualche cosa al Manor. Steffi in particolare era affamato. Quando siamo entrati al Manor ha sussurrato "Io non ho problemi, mangio di tutto.... tra un po' mangio veramente di tutto". Qui abbiamo deciso di comprare anche una bottiglia di spumante e qualche dolce per festeggiare tra di noi la notte del nuovo anno. Tra il pranzo e gli acquisti abbiamo passato al Manor parte del pomeriggio. C’era una ressa incredibile di persone tutte prese dalla frenesia degli ultimi acquisti. Stanchi morti siamo passati dall’hotel per un breve riposino e poi si è di nuovo fatta ora del nostro viaggio al Palaexpo per l’ultima preghiera dell’incontro europeo.

Anche questa sera le parole di frère Alois sono state molto belle e credo che esprimano in modo intenso il cuore di Taizé: “Per frère Roger, la bontà e la semplicità erano intimamente legate, egli stava attento che questi due valori del Vangelo fossero centrali nella vita della nostra comunità. La bontà, alleata con la semplicità di cuore, rende attenti ai più poveri, alla pena dei bambini, alla sofferenza degl’innocenti attraverso il mondo. La bontà non trova la sua sorgente in noi. Spetta a noi non oscurare il messaggio del Vangelo. L’immagine di un Dio giudice severo ha sicuramente fatto molto male. Osiamo dire che Dio non può che amare. Lì sta il messaggio esigente, ma talmente liberatore di Cristo. E diciamolo con la nostra vita! Oggi, per rendere accessibile la fede cristiana al maggior numero di persone, è vitale trasmettere ciò che sta al centro del Vangelo: la grandezza di Dio, la sua onnipotenza si rivela come amore, come capacità infinita di rendersi vicinissimo all’umanità. La bontà apre una porta alla fiducia in Dio. La bontà stupisce, talvolta essa provoca meraviglia. Un nuovo orizzonte si presenta, un aldilà alle durezze della vita, alle ingiustizie, alle durezze anche di una società del benessere che nasconde tante miserie materiali e spirituali.”

Ieri avevamo prenotato un tavolo per sei persone alle 21,30 al nostro solito ristorante "Bagatelle", dove siamo entrati con mezz’ora di anticipo e con il fare di chi si sente oramai a casa propria. La serata è stata allegra, molto divertente e bagnata da birra chiara e buon vino rosso di Ginevra. Abbiamo inizialmente coinvolto il cameriere per una foto da sobri e poi alla fine della cena la cameriera per una foto da brilli. Alla fine andandocene, abbiamo augurato il buon anno e stretto calorosamente la mano al cameriere, che imbarazzato aveva cercato di evitarci per tutta la serata.

Dopo cena siamo andati alla Chiesa di Piero, dove era prevista una veglia di preghiera per la pace. Nonostante la grande affluenza di gente mi è sembrata la preghiera meno sentita di tutto l’incontro. C’erano molti ginevrini e pochi giovani partecipanti all’incontro (per loro il programma prevedeva la preghiera nelle rispettive parrocchie) per cui pochissimi cantavano, molti entravano e poi uscivano e si aveva l’impressione che fossero venuti più per curiosità e per ingannare il tempo in attesa della mezzanotte che per pregare. La Mici, manco a dirlo, si è addormentata. Era seduta tra me e la LO. Al termine di un momento di silenzio la LO si sporge verso di me e mi sussurra “Ascolta…”. Improvvisamente la Mici si sveglia e a voce alta dice “sto ascoltando!!” e noi giù a ridere. L’unica cosa bella della preghiera è stato che, uscendo dalla Chiesa, abbiamo potuto salutare e stringere la mano a frère Alois.

Il fatidico “trois, deux, un, bonne année!!!” ci ha colto sul sagrato della Chiesa di Piero, all’uscita dalla preghiera. Nella piazza antistante era stato montato un palco su cui c’erano dei DJ che animavano la serata con musica stile rave. La gente stappava bottiglie di spumante e ballava quella musica, che però per i nostri gusti era troppo assordante, metallica e senz’anima (ci fosse stato almeno del buon rock!). Così abbiamo deciso di tornarcene alle nostre care camere dell’hotel Eden dove abbiamo brindato tra di noi e passato del tempo piacevole raccontando aneddoti e ricordi tra un pasticcino e l’altro.

Martedì 1 gennaio 2008

È tempo di saluti. L’incontro europeo si è concluso ed anche la nostra vacanza a Ginevra volge al termine. Ci ritroviamo tutti nella hall dell’hotel con la distesa delle borse e valigie fatte e pronte per essere caricate nel volvone. Facciamo i nostri commenti insieme a Steffi, in attesa di salutarlo visto che le nostre strade si dividono: noi di ritorno a Ravenna e lui a Ringennberg (nel cantone di Berna). È stata una esperienza diversa da quelle del passato ma veramente bella. Siamo grati a questa Comunità di Taizé che è stata un riferimento importante per le nostre vite lungo il corso degli anni; anche l’amicizia tra di noi si è rafforzata. Ora si torna a casa: dei semi sono stati piantati. Fioriranno in qualche cosa di buono e di intenso?

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